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AUSTRALIA

di Saverio Petrilli

Prefazione - Clima - Storia - Vinificazione - Viticoltura

Viticoltura

 

L'introduzione della paga eguale per le donne nel 1960 ha determinato degli effetti imprevisti: lo sviluppo di un livello di meccanizzazione molto alto. Mentre nei vigneti collinari europei occorre un operaio ogni 7 ettari, in Australia un operaio può essere sufficiente per 25-30. I risultati estremi si hanno con lo sviluppo di una forma di allevamento chiamata "minimal pruning", dove la potatura si limita a mantenere le viti nei suoi spazi, come una siepe, affidandosi alla capacità di autoregolazione della pianta. Certamente queste tecniche, pur semplificando il lavoro, non migliorano la qualità. Al massimo permettono di produrre un vino comune corretto. In ogni modo, l'effetto delle ricerche australiane sulle forme di allevamento, ha influenzato positivamente la viticoltura mondiale, infrangendo tabù storici e tradizioni radicate nella cultura europea. Lo Shiraz (Syrah in Francia) è la varietà più coltivata, e ce n’è più in Australia che nel resto del mondo. Sono prodotti stili molto diversi da corposo a leggero fino agli “sparkling shiraz”, degli spumanti dal colore cupo e dal palato ricchissimo. Cabernet e Grenache seguono a ruota, in minore quantità il Pinot nero. Per i bianchi, lo Chardonnay è la varietà più comune, seguita da Riesling e da Semillon, con il quale gli australiani producono uno stile di vino unico, imbottigliato giovanissimo ed invecchiato in bottiglia per diversi anni sviluppa aromi molto complessi di nocciola e legno. Negli ultimi tempi grande interesse hanno riscosso le varietà italiane di medio corpo, nella ricerca di produrre vini meno muscolosi e più bevibili.

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